Artigianalità e distillati
11 Luglio 2022Torbido come un buon Gin
25 Ottobre 2022Quando pensiamo al mondo dei distillati abbiamo in mente le categorie classiche : Whisky, Grappa, Vodka, Rum, Gin etc. la nostra mente fa fatica ad abbandonare le categorie, le categorie e gli stereotipi sono il modo in cui la nostra mente riassume rapidamente la complessità dei nuovi fenomeni e li rende "familiari" includendoli in concetti che già conosce. La parola distillato in realtà raccoglie dentro di sè tutto l'insieme di quelle miscele, nel nostro caso alcoliche, che sono composte da due o più liquidi con differenti punti di ebollizione o se vogliamo di evaporazione che vengono distillati. Possiamo considerare come distillato ad esempio un composto di mele fermentate ,che ha generato alcool, a cui si aggiunge della semplice acqua ed il quale poi verrà semplicemente distillato. Come chiameremo questo "nuovo" distillato? Acquavite di mele? Vodka alla mela? Ha senso classificare questo prodotto con le tradizionali categorie? Io dico di no. Oggi la parola sulla bocca di tutti è Gin, esistono centinaia di migliaia di etichette di Gin al mondo, in alcune predomina il ginepro come essenza quasi esclusiva, in altri il ginepro è solo una delle tante botanicals. Cosa succede se prendiamo un Gin molto equilibrato, ricco di tantissime botaniche, di agrumi, di spezie, e addirittura di alghe e togliamo il ginepro? Benvenuti nel mondo dei distillati artigianali. A mio avviso il mercato delle bevande alcoliche distillate tenderà come tutti gli altri mercati, all'estrema personalizzazione dei prodotti; usciranno nei prossimi anni distillati cuciti su misura per i barman più famosi e più esigenti, usciranno bevande alcoliche aromatizzate con essenze profumate provenienti dalle più remote zone del pianeta. Si arriverà a distillare ( se non è già successo) le cortecce degli alberi e persino ahimè qualche insetto. La bravura del moderno distillatore sarà quella di estrarre l'essenza gradevole di ogni composto organico. Non ci resta che aspettare: ne berremo delle belle!!!!
Palo Santo: storia e tradizione del legno santo
Il termine Palo Santo significa letteralmente ‘legno santo’. Si tratta di un albero che cresce spontaneamente nell’America Centro-Meridionale e viene coltivato in alcuni Paesi come Ecuador e Perù.
La prima descrizione che viene fatta del Palo Santo risale al 1824, a seguito di una spedizione tedesca nelle sue terre di origine.
Durante l’epoca Inca, il Palo Santo veniva adoperato per rilassare, tranquillizzare e favorire la purificazione spirituale. Per secoli, è stato adoperato durante i rituali religiosi e la meditazione.
Nel rispetto della sua sacralità, l’albero non deve essere mai tagliato, ma vanno utilizzati solo i rami caduti a terra spontaneamente ed essiccati naturalmente. Un processo che può richiedere dai 4 ai 10 anni.
Dal legno di questo particolare albero si ricavano oggetti artigianali, bastoncini di incenso, ma anche un olio essenziale molto apprezzato, caratterizzato da un aroma intenso e molto particolare.